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La petizione è conclusa
La petizione è indirizzata a: Sindaco di Firenze
Chi è Dora d’Istria?
Dora d'Istria, pseudonimo della duchessa Helena Koltsova-Massalskaya, nata Elena Gjika (Ghica) è stata una scrittrice albanese di origini, romena di nascita, russa e italiana per acquisizione, esponente del Romanticismo e del Femminismo, considerata la Mary Shelley dell'Europa orientale.
Nata a Bucarest, nel Regno di Romania, nel 1828, si trasferì a Firenze nel 1870, cioè subito dopo l’Unità, che sostenne con fervore meritandosi i complimenti di Garibaldi in persona.
Sostenne in modo particolare l’indipendenza greca e poi quella albanese, forte delle origini della sua famiglia (ancora oggi nel Nord dell’Albania esiste il cognome Gjika). Il suo sostegno fu talmente apprezzato che la Grecia le concesse la cittadinanza onoraria, prima attribuita solo a Lord Byron. In seguito fu nominata “regina senza corona d’Albania”.
Prestò la sua penna a tutte le cause che riteneva giuste, incluse le prime battaglie delle donne per ottenere un riconoscimento paritario nella società. Criticò l’irrevocabilità del matrimonio imposta dal Concordato che aveva abolito il divorzio ammesso dal codice napoleonico, chiese l’estensione delle garanzie sociali e l’uguaglianza civile, premeva perché le donne avessero accesso a un’educazione che potesse aiutarle a sviluppare le proprie facoltà individuali, riformando un modello educativo femminile che continuava a relegare le donne nei salotti, se non in cucina.
Morì a Firenze nel 1888 nella sua Villa D’Istria (che oggi non esiste più).
Un’esistenza dedita alla Patria, all’Europa, all’Umanità, Dora d’Istria si batté per la libertà e l’uguaglianza dei popoli dell’Europa e dei Balcani. (cit. Ş. Delureanu)
Il messaggio che Elena Gjika (Ghica), in arte Dora d’Istria, voleva trasmettere allora, è oggi più attuale che mai.
Se le cose rimanessero le stesse?
Di recente è sorto in Italia, in Romania, in Albania e altrove, un rinnovato interesse per la figura di Dora d’Istria. È un obiettivo di primaria importanza giungere a un’autentica valutazione di questa donna illustre, che si batté per la questione femminile, una nobildonna dalle idee liberali e dalla vasta cultura, sostenitrice dei diritti femminili e di quelli dei popoli oppressi. Dora d’Istria lasciò in eredità tutti i suoi beni all’Istituto nazionale sordomuti di Firenze, fondato nel 1884.
Oggi esiste comunque il rischio di far cadere nell’oblio l’opera di Dora d’Istria, rendendo vani tutti i suoi sforzi e i suoi sacrifici per la libertà delle donne oppresse, dei Balcani e dell’Occidente.
Motivazioni:
Perché è giunto il momento di agire?
Nel 1908, il Comune di Firenze attribuì il nome Dora d’Istria a una piazza che sarà chiamata piazza Torino (l’odierna piazza Isidoro del Lungo). Nel 1912, il Comune di Firenze decise di apporre una lapide sulla facciata di “Villa d’Istria” all’epoca posta al n. 10 di via Leonardo da Vinci, dove Dora d’Istria visse sino alla morte, avvenuta nel 1888.
Dal 1960 la villa a due piani, “Villa d’Istria“ circondata da un grande parco è stata demolita insieme al giardino e alle mura.
Al posto di quella proprietà è stato edificato un condominio e il giardino è stato “ridotto a un angusto cortile privo d’aria e di luce e di sole”. Oggi di Dora d’Istria, unica donna di grandi meriti, rimane in Firenze solo una lapide che si trova affissa nel piccolo giardino condominiale di quello stabile, costruito nel 1960, che si trova in via Leonardo da Vinci n. 28.
Chiediamo che:
sia autorizzato dall’Amministrazione comunale lo spostamento della targa commemorativa, in via Leonardo da Vinci 28, e che l’Amministrazione si attivi affinché la targa sia riallocata in un luogo più adatto, in una posizione all’esterno dell’angusto giardino condominiale: in un luogo dove tutti potranno leggerla, essendo a oggi posta in una posizione vergognosamente nascosta e non consona alla memoria di tale personaggio storico, in modo da permettere ai fiorentini, ai turisti, agli studenti e ai semplici visitatori della città di Firenze di leggerla agevolmente.
Purtroppo, in questo momento è impossibile leggerla, poiché la targa è occultata dentro il piccolo giardino privato condominiale accanto al tubo del gas metano.
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«La percentuale di strade intitolate alle donne nei capoluoghi regionali, raramente raggiunge il 4%. Monumenti, targhe e lapidi commemorative riflettono una cultura rigidamente androcentrica, maschilista e inconsciamente condivisa, di cui la toponomastica è un rilevatore nascosto.» ("Damnatio memoriae", Maria Pia Ercolini in: Leggendaria 95 settembre 2012)
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